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Cultura nel Parco

Rubaldo Merello

 

Rubaldo Merello nasce in provincia di Sondrio il 16 luglio 1872 da una famiglia di origini genovesi.
A nove anni ritorna con i genitori a Genova, dove frequenterà il Liceo Classico e in seguito l’Accademia Ligustica di Belle Arti.

In quegli anni conosce lo scultore Edoardo de Albertis e i pittori Dario Bardinero, Federico Maragliano e Domingo Motta, come pure il già affermato Plinio Nomellini e i pittori del Gruppo di Albaro.

Finiti gli studi apre dapprima uno studio a Nervi per poi trasferirsi nel 1904 a Ruta di Camogli.
Nel 1906 inizia il suo soggiorno a San Fruttuoso di Camogli dove rimarrà fino al 1914. In seguito vivrà a Portofino e in ultimo a Santa Margherita Ligure, fino alla morte avvenuta il 31 gennaio 1922.

A partire dal 1904 Merello vive in una condizione di solitudine voluta e ricercata, lontano dalla città e dall’ambiente culturale genovese. 

In particolare il suo esilio a San Fruttuoso, nell’antica Torre dei Doria, edificio costruito nel sedicesimo secolo per difendere gli abitanti del borgo dalle incursioni dei pirati turco-barbareschi, e successivamente in una casetta di pescatori, lo porta a percorrere instancabilmente i crinali del Monte di Portofino alla ricerca costante di soggetti naturalistici da ritrarre: baie, insenature, onde, marosi, scorci, alberi a picco sul mare, pini, ulivi, capanne: i  motivi sono quasi sempre gli stessi in questo angolo remoto di Liguria alle diverse ore del giorno, dall’aurora al crepuscolo, passando per i momenti più luminosi della giornata.

Temi che sono spesso dominati dalla presenza costante dell’azzurro, in una interpretazione del divisionismo molto personale, visto soprattutto in un’ottica che sconfina nel simbolismo con un forte accento mitologico e religioso.

In una prima fase la sua pittura risente dell’influenza di Giovanni Segantini e del simbolismo di Plinio Lomellini; nella seconda fase il tema del mare è largamente presente nella sua opera che sembra avere una più forte carica luminosa.

Merello raramente ritrae la figura umana; il paesaggio e i manufatti di edilizia più dimessa, con la notevole eccezione dell’Abbazia di san Fruttuoso, sembrano attrarre maggiormente la sua attenzione.
La presenza umana la si intuisce dai panni stesi al sole e dalle barche ritirate a riva.

Negli ultimi anni Merello supera in parte il vedutismo degli anni precedenti e nel ritrarre Santa Margherita Ligure, con le vecchie case accostate, gli orti e i giardini, immerge i soggetti in una densa tonalità di turchino, cadendo verso dei verdi teneri e delicati, gialli marcescenti e rossi appena accennati: colori che sembrano in disfacimento, come a voler anticipare la conclusione di un’esperienza che sta per terminare, lontano dalle seduzioni e dall’incanto della natura.